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  • Marco Mastrorilli

A tavola con Hemingway. Intervista allo scrittore americano Craig Boreth

Chissà quante volte leggendo le opere di Hemingway avrete letto di vino, cocktail e grandi mangiate, anche perchè lo stesso scrittore americano era il primo a gradire la buona cucina e le “sante bevute” in compagnia.

Ancora oggi questa sua passione per l’enogastronomia, seppur contestualizzata in un’epoca diversa dalla nostra, emerge nella statura del suo personaggio che a quasi 70 anni dalla sua scomparsa è ancora molto presente.

Non ci credete?

Provate a cercare con google la parola Hemingway abbinandola a bar, ristoranti, pub, locande e resterete stupiti di come, anche in luoghi mai frequentato dal romanziere americano, si possano incontrare locali che portano nell’insegna il suo nome.

Senza dimenticare che altresì nelle località che ha amato come Parigi, Madrid, Venezia, Havana, Pamplona esistano ancora i locali nei quali lui ha mangiato e bevuto che riportano targhe, ricordi sapendo che il pubblico ama queste memorie storiche legate ad Ernest Hemingway.

Ecco perché con piacere voglio presentarvi un libro, tradotto anche in italiano e pubblicato alcuni fa da Ultra edizioni: A tavola con Hemingway.

Il libro è stato pubblicato la prima volta nel 1998 con il titolo Hemingway Cookbook ed è stato scritto dallo scrittore e giornalista americano Craigh Boreth, che tra l’altro ha anche un’attività imprenditoriale legata al settore food di alta qualità.



L’amore per il cibo, per il vino emerge in questo libro che vi fa ripercorrere i grandi romanzi e i suoi racconti più famosi proprio attraverso le ricette e la narrazione dei suoi piatti più amati.

Un viaggio intorno al mondo che vi permetterà persino di creare, volendo, per i vostri amici del club letterario una cena in pieno stile Hemingway con i suoi piatti preferiti e magari qualche lettura dei suoi brani.

Il libro coglie aspetti inattesi della vita di Ernest Hemingway passando dal più popolare e amato momento di convivialità che l’uomo possa avere ovvero la condivisione di un pranzo o di una cena.

E allora grazie alla disponibilità di Craigh Boreth, ho avuto l’onore e il piacere di intervistarlo per farvi conoscere i segreti della cucina di Hemingway.



Un viaggio intorno al mondo ma certo anche una lettura di un libro che vi stuzzica le papille gustative e l’appetito.


1) Buongiorno Craigh, come è nata l'idea di scrivere questo libro così particolare e interessante?


Dopo il college, ho viaggiato in Francia e Spagna, seguendo l'itinerario di The Sun Also Rises (che noi in Italia conosciamo come Fiesta).

Mi ha colpito il fatto che molte delle destinazioni che ho visitato fossero bar o ristoranti. Quindi, sono tornato indietro e ho riletto tutti i libri e i racconti di Hemingway, e ho notato che cibo e bevande apparivano ovunque. Mi sono reso conto che guardare Hemingway e la sua scrittura attraverso una lente culinaria poteva essere sia perspicace che divertente.


2) Il libro ripercorre la vita e gli episodi più caratteristici di Hemingway e unisce alcune ricette che risentono dell'influenza dei luoghi frequentati dallo scrittore americano. Che tipo di ricerca hai svolto per conoscere le ricette che hai selezionato per il libro?


Fortunatamente per me, ho passato molto tempo viaggiando, mangiando e bevendo le stesse cose che Hemingway – o i suoi personaggi – mangiavano e bevevano. Poiché Hemingway usava spesso cibi e bevande in un modo molto specifico – per mostrare la familiarità dei personaggi con le cucine locali, o la consapevolezza di ciò che era di stagione o appropriato data la loro situazione – alcune ricette saltavano fuori come ovviamente essenziali per una biografia culinaria. Ho anche parlato con persone che lo conoscevano – Forrest MacMullen in Idaho è stato particolarmente utile – per trovare piatti a cui era particolarmente affezionato.

Infine, c'erano piatti che erano semplicemente divertenti, come Filet of Lion, e sembravano perfetti per catturare il senso dell'umorismo e la gioia di vivere di Hemingway.


3) Noi italiani abbiamo una grande tradizione e passione per la cucina, quindi questo libro può affascinarci. Dopo aver fatto questo studio, pensi che Hemingway amasse particolarmente la cucina italiana?


Questa è in realtà una domanda davvero interessante. Non c'è dubbio che sentisse un forte legame con l'Italia, dal suo fatidico tour come autista di ambulanza durante la prima guerra mondiale alle sue leggendarie visite a Venezia come celebrità più anziana. E sono certo che l'eleganza senza pretese della cucina italiana ha fatto appello al suo senso del mondo. Ma nei suoi scritti non c'è molta cucina tradizionale italiana (almeno rispetto alla cucina francese o spagnola). Quando leggi il capitolo sull'Italia del mio libro, scoprirai che la maggior parte dei cibi che mangiano i personaggi sono in realtà francesi. Penso che da giovane scrittore Hemingway non abbia mai avuto i piedi per terra abbastanza per assorbire veramente la ricchezza e la varietà della cucina italiana, come ha fatto con la cucina francese.


4) Oltre alla cucina italiana, Hemingway ha vissuto in Francia, Spagna, Cuba e girato il mondo quale paese, a parte l'Italia, pensi abbia amato di più dal punto di vista gastronomico?


Si potrebbe sostenere che Hemingway abbia vissuto diverse vite, e in ciascuna di esse una particolare cucina fosse la più amata. È impossibile pensare al giovane Hemingway a Parigi senza immaginarlo alla Brasserie Lipp mentre mangia salsicce con salsa di senape o innaffia le ostriche da Prunier con un bicchiere di Sancerre ghiacciato. Oppure, quando sei in Spagna, a Casa Botin a Madrid a mangiare il maialino arrosto, o a La Pepica a Valencia per la paella. Poi c'era Cuba, con innumerevoli daiquiri a El Floridita e qualsiasi varietà di pesce appena pescato alla griglia.


El Floridita Havana - Cuba


Ma, per rispondere alla tua domanda, devo dire che la cucina francese è stato il suo primo amore gastronomico, ed è rimasto con lui per tutta la vita, influenzando i suoi gusti e quelli dei suoi personaggi più di ogni altro.


5) Dal tuo libro emergono ricette molto particolari e diverse. Quali pensi fossero i suoi piatti preferiti?


Hemingway non ha cucinato molto lui stesso. Non ha mai veramente sviluppato abilità culinarie oltre la cucina del fuoco che ha imparato da ragazzo nel Midwest americano.

E sebbene sapesse certamente come cercare una vasta gamma di ottimi piatti, quella sensibilità al fuoco è sempre rimasta. Ecco perché direi che il suo piatto preferito era la paella. Anche se preparata con l'aragosta sulla spiaggia di Valencia, la paella nella sua anima è un piatto contadino, pensato per essere condiviso da tutti direttamente dalla padella. È locale, è pieno di sentimento, è festoso. Forse il perfetto piatto di Hemingway.


La Paella valenciana forse la sua ricetta perfetta secondo Craig.


6) Molto interessante anche la sezione dedicata ai vini e ai bar. Amava di più i cocktail, i liquori o il vino?


SÌ! 😉 Hemingway ha una meritata reputazione di forte bevitore, ma era anche un gran lavoratore. Ha dedicato innumerevoli ore a perfezionare la sua arte e quando finiva di scrivere si dedicava a qualche intensa bevuta. L'alcol ha indubbiamente messo a dura prova la sua salute fisica e mentale nel corso degli anni, ma penso che si possa sostenere che quelli siano stati i costi che ha pagato per creare alcune delle prose più importanti del 20° secolo. Direi che era molto affezionato a qualunque cocktail ben fatto o vino perfettamente abbinato avesse in mano in quel momento.


7) Quali sono i vini e i cocktail che ha amato di più?


Hemingway conosceva i suoi vini. Sapeva quale vino si abbinava meglio a quale cibo e quale buon vino ordinare quando qualcun altro pagava il conto. Ha affermato in Death in the Afternoon di preferire il vino spagnolo a tutti gli altri, e su questo lo prendo in parola. Parlando di cocktail, nessun drink potrebbe superare il suo famoso Hemingway Daiquiri - noto anche come Papa Doble - a El Floridita a L'Avana.



La leggenda è che una volta ne bevve addirittura 16 in una sola giornata. Al contrario, penso che Hemingway amasse particolarmente le bevande che potevano riscaldarti in una notte fredda. C'è il Gluhwein - vino caldo e speziato - che Frederick e Catherine apprezzano in A Farewell to Arms (Addio alle armi), o il caldo Rum Punch che Jake beve nei freddi Pirenei spagnoli in The Sun Also Rises (Fiesta).


😎 Vuoi raccontarci una curiosità emersa durante la stesura di questo libro?


Durante la ricerca del libro ho trascorso molto tempo negli archivi di Hemingway presso la John F. Kennedy Library di Boston.

È stato assolutamente affascinante guardare attraverso le migliaia di fotografie conservate lì. Mi sentivo un po' come se stessi spiando le foto di famiglia di qualcuno, che per certi aspetti è esattamente quello che stavo facendo.

9) A proposito di Hemingway, quali sono le sue opere che ami di più?


In Our Time, pubblicato quasi 100 anni fa, quando Hemingway aveva appena 26 anni, è un'opera d'arte strabiliante. Rivoluzionario nello stile e nel soggetto, ha cambiato tutto. La storia "Indian Camp" (Campo indiano) rimane uno dei miei racconti preferiti di tutti i tempi e sembra ancora molto moderna oggi.

Mentre amo tutti i suoi romanzi principali, penso che Il giardino dell'Eden sia stato il suo più coraggioso. Avendo realizzato così tanto come scrittore, non ha mai smesso di cercare di andare oltre e di creare qualcosa di nuovo. Non ha sempre funzionato, ma per qualcuno con così tanto da perdere correre dei rischi con la sua reputazione come ha fatto in quel romanzo è davvero notevole.


Craig Boreth al timone


10) Hai qualche nuovo progetto editoriale futuro di cui vuoi parlarci o qualche progetto legato a Hemingway?


Ho sempre sognato di scrivere un'opera teatrale, con tre incontri immaginari tra Hemingway e Pablo Neruda. Anche se non credo si siano mai incontrati, erano entrambi a Parigi negli anni '20, in Spagna negli anni '30 e in Cile negli anni '50 (Hemingway era lì per le riprese delle sequenze di pesca per la versione cinematografica de Il vecchio e il mare).

Penso che Hemingway abbia sempre sognato di essere un poeta, e sarebbe stato costretto da Neruda ad affrontare alcune delle insicurezze che hanno guidato gran parte delle complicazioni della sua vita.


Grazie Craig,

per la gentilezza nel concederci questa intervista e sinceri complimenti per il libro che consigliamo a tutti gli amanti della letteratura e della cucina. Più o meno tutti!


qualche pagina del suo libro nell'edizione italiana







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