"Di là dal fiume e tra gli alberi": il ritorno di Hemingway al cinema tra amore, memoria, una Venezia sospesa nel tempo e le parole della regista Paula Ortiz
- Marco Mastrorilli
- 29 giu
- Tempo di lettura: 4 min
Dopo una lunga attesa, arriva finalmente nelle sale italiane Di là dal fiume e tra gli alberi, film tratto dall’omonimo romanzo di Ernest Hemingway, una delle opere più intime e malinconiche dello scrittore americano. Pubblicato nel 1950, il romanzo riflette il tormento, la bellezza e la speranza vissuti dall’autore in un periodo particolarmente significativo della sua vita, e trova oggi una nuova forma attraverso la raffinata regia di Paula Ortiz, che firma una trasposizione cinematografica densa di poesia visiva.

Matilda de Angelis protagonista del film
Hemingway scrisse Across the River and Into the Trees ispirandosi a una vicenda autobiografica. Negli anni trascorsi in Italia, tra il 1948 e il 1950, lo scrittore conobbe a Venezia una giovane contessina veneziana, Adriana Ivancich, che diventò la musa del personaggio di Renata, la protagonista femminile del romanzo. La loro relazione, tenera e complessa, è il cuore pulsante della storia: un amore impossibile che riecheggia come una melodia malinconica tra le calli veneziane, intriso di rimpianti e speranze.
Across the River and Into the Trees, questo il titolo originale del film, è stato girato nel dicembre 2020 in una Venezia surreale e deserta, resa ancora più suggestiva dalle restrizioni legate alla pandemia. Una scelta registica che ha involontariamente enfatizzato il senso di solitudine, sospensione e riflessione che permea l’opera di Hemingway. La produzione ha potuto contare sul sostegno della Regione del Veneto attraverso il programma POR-FESR 2014-2020 e sulla collaborazione della Veneto Film Commission.

Il film segue le ultime ore del colonnello Richard Cantwell, un eroe di guerra americano segnato da una malattia terminale. Deciso a trascorrere un fine settimana tra le lagune venete per una battuta di caccia alle anatre e un viaggio nei luoghi della memoria, Cantwell incrocia il cammino della giovane contessa Renata. Il loro incontro dà vita a una riflessione profonda sul tempo che passa, sull’amore come possibilità di rinascita e sulla dignità nel congedo dalla vita.
A dare corpo a questo delicato racconto troviamo un cast di altissimo livello. Richard Cantwell è interpretato da Liev Schreiber, volto noto del cinema americano (da The Manchurian Candidate a Spotlight), affiancato dalla brillante Matilda De Angelis, una delle attrici italiane più promettenti (Veloce come il vento, The Undoing).

Accanto a loro, Josh Hutcherson (Hunger Games, Escobar: Paradise Lost), Laura Morante, icona del cinema d’autore italiano, Danny Huston (Big Eyes, American Horror Story), e una solida rappresentanza italiana con Massimo Popolizio, Maurizio Lombardi e Sabrina Impacciatore, recentemente protagonista anche della serie cult The White Lotus.
Le riprese del film si sono svolte in alcune delle più affascinanti location del Veneto: dalla Venezia vuota e silenziosa alle sponde del Piave a Nervesa della Battaglia, dal borgo sospeso di Lio Piccolo fino al centro storico di Treviso. Luoghi che diventano personaggi silenziosi del racconto, capaci di evocare emozioni e suggestioni visive in perfetta armonia con lo spirito dell’opera originale.
Di là dal fiume e tra gli alberi non è solo un adattamento cinematografico: è un viaggio interiore, una lettera d’amore all’Italia, un confronto dolceamaro con il tempo e la morte. Un’opera da scoprire sul grande schermo per lasciarsi avvolgere dalla bellezza malinconica di una storia che, ancora oggi, sa parlare al cuore.
Il rapporto tra Eros (forza vitale, desiderio, amore) e Thanatos (spinta alla morte, autodistruzione) è uno dei nuclei tematici centrali del romanzo "Di là dal fiume e tra gli alberi" (Across the River and Into the Trees) di Ernest Hemingway, e viene ripreso con sensibilità e raffinatezza anche nella trasposizione cinematografica di Paula Ortiz.
Nel libro, la dicotomia tra Eros e Thanatos non è solo un riferimento psicoanalitico, ma una vera e propria struttura narrativa e simbolica che attraversa tutta la vicenda del colonnello Richard Cantwell.

La lezione esistenziale di Hemingway
In Di là dal fiume e tra gli alberi, Hemingway ci lascia una delle sue riflessioni più profonde sulla condizione umana: vivere significa camminare sul filo teso tra Eros e Thanatos, tra il desiderio di aggrapparsi alla vita e l’accettazione inevitabile della morte.
Il romanzo – e il film – non offrono risposte, ma pongono domande essenziali: cosa resta dell’amore quando la fine è certa? Si può morire in pace se si è amato, anche solo per un istante?
NOTE DI REGIA – Le parole di Paula Ortiz
Mi chiamo Paula Ortiz, sceneggiatrice e regista, e presento il nostro film "Di là dal fiume e tra gli alberi", che è un adattamento di uno degli ultimi romanzi di Hemingway, ma anche un canto d'amore, di vita e di morte: l'incontro tra un uomo ferito e una giovane donna che si aiutano a vicenda ad accettare sé stessi, ricollegandosi al centro della vita e tornando profondamente umani.
Come vedrete nel film, si tratta di una passeggiata di due notti: due persone che si trovano a un bivio vitale (lui è alla fine del suo percorso, lei sta iniziando il suo) e si sentono perse, senza casa. In quelle due notti, nelle loro conversazioni, solo attraverso le loro parole, troveranno un luogo, un rifugio, un significato...

Ecco perché attraverso questo meraviglioso personaggio, l'uomo simbolo di Hemingway, e il suo viaggio, troviamo una storia che è davvero un canto di vita. Il film ritrae Venezia e la sua bellezza - e il testo, dove ogni linea di dialogo ha sempre diversi significati affettivi, politici, storici, sociali - ci porta alle vette di Hemingway, tra malinconia, memoria e lotta.
Da parte mia, a partire dalla proposta cinematografica, ho cercato di tenere il ritmo di Hemingway, in una forma estetica ed etica contemporanea. Un film in bianco e nero che si propone di mantenere l'atmosfera classica, quell'aria antica, ma che allo stesso tempo cerca di lasciare spazio a un linguaggio cinematografico moderno e onesto.
Considero questo film un dono. È stato davvero un privilegio, come donna del XXI secolo, poter lavorare e ricercare nel testo di Hemingway e tra le sue crepe, luci e ombre. È una bella passeggiata nella notte veneziana del dopoguerra: una storia contro la guerra sulla strada della morte, della vita e della bellezza, come esperienza cinematografica - necessaria al giorno d’oggi.
(Tratto dal press Book Stampa PFA produzione- Distribuzione)




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